sabato 6 dicembre 2014
Ancora una volta "Laboratorio Sagron Mis" con "LE CAPRE DEI MATIUZ E L'OCCHIO TORVO DEL MAŽARUÓL"
Un occhio attento e critico, che scruta senza condizionamenti e propone le sue osservazioni.
"Laboratorio Sagron Mis" propone un altro articolo sulle nostre vicende da cui attraverso diverse analogie traspaiono molte cose.
Sicuramente ci saranno sensazioni diverse e contrastanti, ciò che proviamo noi rimane complesso nel cuore ma molto semplice da dire: In questo luogo abbiamo avuto l'opportunità di metterci alla prova grazie all'aiuto di amici, che ci hanno accolto a braccia aperte e ci hanno dato affetto e appoggio (che sentiamo anche in questo articolo).
La nostra piccola avventura sta cercando di continuare in un altro luogo per motivi puramente tecnici,
di fronte ai quali cediamo, più coscienti delle nostre capacità (seppur mai troppo che è meglio!).
Un grosso grazie quindi a chi come "Laboratorio Sagron Mis" e "Pro Loco Sagron Mis" osserva quello che accade per proporre importanti riflessioni.
http://laboratoriosagronmis.blogspot.it/2014/11/le-capre-e-lo-zoccolo-torvo-del-mazaruol.html
El Mažaruól nel suo "Bus"
in un disegno di Nicola Degiampietro
sabato 29 novembre 2014
UNA "VECCHIA" ESPERIENZA
Due anni in montagna ormai.
In questo tempo abbiamo cominciato a fare molte cose... Per risparmiare, imparare, vivere meglio.
Ora siamo più consapevoli delle difficoltà e degli aspetti belli e forse potremmo esplorare ancora piu in profondità la nostra voglia di esistere delle proprie risorse.
Conosciamo molte persone più brave di noi in questo e stiamo cercando di imparare,ma al passo delle nostre capacità.
Ultimamente ricordo spesso i cibi dell'infanzia, le uova, le carni, i prodotti dell'orto.
Rivivo il momento in cui il nonno con orgoglio mi faceva assaggiare una gocciolina della grappa che si autoproduceva e quando la sera chiacchierando si sgranavano in un secchio le "panoce" recuperate nel campo. Ricordo l'allevamento del maiale, la sua uccisione, il rito che riuniva tutta la famiglia e gli amici per trasformarlo in nutrimento.
In questi giorni mi sono sentito vicino al passato e ai suoi sentimenti, a quelle persone capaci di dare valore ad ogni istante, ad ogni vera piccola cosa che oggi passa senza che ce ne accorgiamo.
Abbiamo fatto il salame di capra ed è stata un' esperienza molto più ricca di quello che mi aspettavo.
In questo tempo abbiamo cominciato a fare molte cose... Per risparmiare, imparare, vivere meglio.
Ora siamo più consapevoli delle difficoltà e degli aspetti belli e forse potremmo esplorare ancora piu in profondità la nostra voglia di esistere delle proprie risorse.
Conosciamo molte persone più brave di noi in questo e stiamo cercando di imparare,ma al passo delle nostre capacità.
Ultimamente ricordo spesso i cibi dell'infanzia, le uova, le carni, i prodotti dell'orto.
Rivivo il momento in cui il nonno con orgoglio mi faceva assaggiare una gocciolina della grappa che si autoproduceva e quando la sera chiacchierando si sgranavano in un secchio le "panoce" recuperate nel campo. Ricordo l'allevamento del maiale, la sua uccisione, il rito che riuniva tutta la famiglia e gli amici per trasformarlo in nutrimento.
In questi giorni mi sono sentito vicino al passato e ai suoi sentimenti, a quelle persone capaci di dare valore ad ogni istante, ad ogni vera piccola cosa che oggi passa senza che ce ne accorgiamo.
Abbiamo fatto il salame di capra ed è stata un' esperienza molto più ricca di quello che mi aspettavo.
IL NOSTRO PRIMO SALAME AUTOPRODOTTO. |
sabato 15 novembre 2014
MA DOVE SI NASCONDE EL MAZAROL?
Ecco la leggenda che ha ispirato il nome della fattoria fondata da Elisa e Corrado.
Dietro la magia si nasconde una verità sfuggente, visibile solo con occhio puro; io il Mazarol lo ho visto aggirarsi nei pressi della fattoria e sono sicuro riuscirò a fotografarlo, l'impresa sicuramente non sarà facile ma lo scoverò.
"El Mazzarol" è un ometto tutto rosso sia la pelle, sia i peli, con zoccoli di legno (Dalmede), con braghe e corsàt rossi e jachéta turchina, sempre in movimento, che compare qua e là quando meno te lo aspetti. Bisogna stare molto attenti alle sue orme perché se si mette disgraziatamente il piede sopra una delle sue impronte si rimane per sempre succubi della sua volontà, ci si dimentica della famiglia e dei ricordi passati e si è costretti a lavorare per lui e per il suo bestiame. La leggenda dice che se gli uomini sono diventati dei bravi casari, lo debbono proprio a lui. Ed ecco come accade.
Un tempo viveva a Primiero una bella ragazza, attiva e vivace, che spesso andava a raccogliere i frutti del bosco. Un giorno pose inavvertitamente il piedino sopra un’orma del Mazzarol. Subito con angoscia si sentì costretta a correre nel bosco fino ad una caverna, dove si sentì spinta ad entrare. All’interno vi trovò un omino tutto rosso che le diede il benvenuto e le alitò sul viso in modo che la fanciulla cancellasse dalla sua mente ogni ricordo del passato. Poi la ragazza si diede da fare volentieri per pulire tutta la caverna. In premio l’ometto le insegnò come si faceva il burro. La ragazza guardava affascinata l’omino che sbatteva forte forte la panna raccolta dal secchio del latte e infine assaggiò l’ottimo burro che sembrava avesse il sapore di tutti i fiori del prato.
Il giorno dopo con il latte scremato l’ometto le insegnò a fare il formaggio come premio per il suo lavoro. Un altro giorno il Mazzarol fece la ricotta e così i giorni passavano. La ragazza spazzava, pregava, lucidava e il Mazzarol faceva burro, formaggio, ricotta.
Col tempo anche la ragazza divenne una bravissima “casara”.
Dopo tanto tempo che non usciva dalla caverna, un giorno inaspettatamente la fanciulla venne accompagnata dal Mazzarol all’aperto, sui prati in montagna e lì vide pecore e mucche. L’ometto le disse che avrebbe dovuto badare agli animali e guai a lei se ne avesse perso un solo capo. La ragazza fu felice di questo nuovo compito da svolgere all’aria aperta. Seguendo le mandrie giunse su uno spuntone di roccia dal quale si dominava tutta la valle e lì… vide il suo villaggio, le case, la chiesa, la piazza… e allora le ritornò la memoria: Fiera di Primiero, il suo paese dove c’erano i suoi genitori, gli amici…
Liberata non si sa come dall’incantesimo, la ragazza ricordò tutto così, abbandonate le bestie, si mise a correre sfrenatamente verso valle, incurante dei richiami striduli del Mazzarol. Per convincerla a tornare l’ometto le diceva che le avrebbe insegnato ad estrarre la cera dal siero.
Ma la ragazza non gli diede retta. Arrivò in paese, raggiunse la sua casa dove poté riabbracciare i suoi famigliari. Tutto il paese accorse e a tutti raccontò la sua storia.
Quando furono terminati i festeggiamenti, la ragazza insegnò ai compaesani a ricavare dal latte il burro, il formaggio e la ricotta, prodotti tipici della valle di Primiero, apprezzati in tutto il mondo, soprattutto il secolo scorso quando il burro di Primiero raggiungeva perfino l’India.
Tuttavia ancor oggi nessuno è ancora riuscito ad estrarre la cera dal siero.
Il Mazzarol è un personaggio ricorente nelle leggende popolari dolomitiche, soprattutto nel trentino occidentale e nella provincia di Belluno. A seconda della valle la leggenda viene raccontata in modo diverso ma il personaggio rimane caro a grandi e piccini.
https://www.facebook.com/fattoriadelmazarol
La leggenda e l'immagine del mazzarol sono state tratte dal sito http://xoomer.virgilio.it/malamanet/lgnmazarol.htm
Dietro la magia si nasconde una verità sfuggente, visibile solo con occhio puro; io il Mazarol lo ho visto aggirarsi nei pressi della fattoria e sono sicuro riuscirò a fotografarlo, l'impresa sicuramente non sarà facile ma lo scoverò.
"El Mazzarol" è un ometto tutto rosso sia la pelle, sia i peli, con zoccoli di legno (Dalmede), con braghe e corsàt rossi e jachéta turchina, sempre in movimento, che compare qua e là quando meno te lo aspetti. Bisogna stare molto attenti alle sue orme perché se si mette disgraziatamente il piede sopra una delle sue impronte si rimane per sempre succubi della sua volontà, ci si dimentica della famiglia e dei ricordi passati e si è costretti a lavorare per lui e per il suo bestiame. La leggenda dice che se gli uomini sono diventati dei bravi casari, lo debbono proprio a lui. Ed ecco come accade.
Un tempo viveva a Primiero una bella ragazza, attiva e vivace, che spesso andava a raccogliere i frutti del bosco. Un giorno pose inavvertitamente il piedino sopra un’orma del Mazzarol. Subito con angoscia si sentì costretta a correre nel bosco fino ad una caverna, dove si sentì spinta ad entrare. All’interno vi trovò un omino tutto rosso che le diede il benvenuto e le alitò sul viso in modo che la fanciulla cancellasse dalla sua mente ogni ricordo del passato. Poi la ragazza si diede da fare volentieri per pulire tutta la caverna. In premio l’ometto le insegnò come si faceva il burro. La ragazza guardava affascinata l’omino che sbatteva forte forte la panna raccolta dal secchio del latte e infine assaggiò l’ottimo burro che sembrava avesse il sapore di tutti i fiori del prato.
Il giorno dopo con il latte scremato l’ometto le insegnò a fare il formaggio come premio per il suo lavoro. Un altro giorno il Mazzarol fece la ricotta e così i giorni passavano. La ragazza spazzava, pregava, lucidava e il Mazzarol faceva burro, formaggio, ricotta.
Col tempo anche la ragazza divenne una bravissima “casara”.
Dopo tanto tempo che non usciva dalla caverna, un giorno inaspettatamente la fanciulla venne accompagnata dal Mazzarol all’aperto, sui prati in montagna e lì vide pecore e mucche. L’ometto le disse che avrebbe dovuto badare agli animali e guai a lei se ne avesse perso un solo capo. La ragazza fu felice di questo nuovo compito da svolgere all’aria aperta. Seguendo le mandrie giunse su uno spuntone di roccia dal quale si dominava tutta la valle e lì… vide il suo villaggio, le case, la chiesa, la piazza… e allora le ritornò la memoria: Fiera di Primiero, il suo paese dove c’erano i suoi genitori, gli amici…
Liberata non si sa come dall’incantesimo, la ragazza ricordò tutto così, abbandonate le bestie, si mise a correre sfrenatamente verso valle, incurante dei richiami striduli del Mazzarol. Per convincerla a tornare l’ometto le diceva che le avrebbe insegnato ad estrarre la cera dal siero.
Ma la ragazza non gli diede retta. Arrivò in paese, raggiunse la sua casa dove poté riabbracciare i suoi famigliari. Tutto il paese accorse e a tutti raccontò la sua storia.
Quando furono terminati i festeggiamenti, la ragazza insegnò ai compaesani a ricavare dal latte il burro, il formaggio e la ricotta, prodotti tipici della valle di Primiero, apprezzati in tutto il mondo, soprattutto il secolo scorso quando il burro di Primiero raggiungeva perfino l’India.
Tuttavia ancor oggi nessuno è ancora riuscito ad estrarre la cera dal siero.
Il Mazzarol è un personaggio ricorente nelle leggende popolari dolomitiche, soprattutto nel trentino occidentale e nella provincia di Belluno. A seconda della valle la leggenda viene raccontata in modo diverso ma il personaggio rimane caro a grandi e piccini.
https://www.facebook.com/fattoriadelmazarol
La leggenda e l'immagine del mazzarol sono state tratte dal sito http://xoomer.virgilio.it/malamanet/lgnmazarol.htm
giovedì 6 novembre 2014
IN VIAGGIO VERSO...
Le piccole caprette sono diventate grandi, ovviamente è cresciuto anche il fabbisogno alimentare e soprattutto di spazio nella piccola stalla nel bosco.
Più di qualche membro del gregge si mostrava perplesso,
girava voce che la soluzione sarebbe stata L'ELIMINAZIONE delle vecchie ospiti a favore delle nuove nate... onestamente questa perplessità ha incupito per molto tempo anche me.
Un suggerimento inaspettato da parte di un amico mi ha fatto riflettere...
Tempo inclemente, rifornimenti a mano e pieni di difficoltà, mancanza di spazio, il tempo tolto al mio mestiere di papà, l'impossibilità di far crescere il gregge, la delusione di dover decidere la sorte di molte vecchie capre... vecchie si ma ancora ottimi animali, belli e sani!
Ecco che proprio alla fine , quando la sorte avversa sembrava aver vinto, è arrivata la decisione (un po sofferta): Le capre della stalla nel bosco hanno trovato una nuova casa e continueremo la nostra avventura collaborando con degli amici che ci accolgono nella loro struttura, permettendoci di lavorare con i nostri (e i loro) animali.
Grazie infinite stalla nel bosco, a te e a i tuoi proprietari, che ci avete permesso di fare il primo passo,
adesso continuiamo a camminare, con il cuore un po più leggero.
Venite a trovarci,
CLICCA QUI: Fattoria del Mazarol
caprette nel box |
qualcuno si interroga sul proprio destino... |
strane voci girano... |
girava voce che la soluzione sarebbe stata L'ELIMINAZIONE delle vecchie ospiti a favore delle nuove nate... onestamente questa perplessità ha incupito per molto tempo anche me.
periodo decisamente poco allegro |
Un suggerimento inaspettato da parte di un amico mi ha fatto riflettere...
mi consulto con gli amici... |
il tempo scorre con in testa sempre la stessa questione... |
Saluti alla stalla, ci si trasferisce! |
Grazie infinite stalla nel bosco, a te e a i tuoi proprietari, che ci avete permesso di fare il primo passo,
adesso continuiamo a camminare, con il cuore un po più leggero.
la stalla nel bosco. |
Venite a trovarci,
CLICCA QUI: Fattoria del Mazarol
giovedì 8 maggio 2014
Un articolo sul blog "Laboratorio Sagron Mis"
Segnalo il link di questo blog dedicato a Sagron Mis, sempre molto attivo e ricco di interessanti scritture,
l'ultima di queste ci riguarda da vicino.
Le parole spese per noi sono di grande incoraggiamento per continuare in quello che facciamo, grazie Maurizio, grazie Laboratorio Sagron Mis,
http://laboratoriosagronmis.blogspot.it/?view=classic
Il titolo dell'articolo: MICRO IMPRENDITORIA RURALE Un esempio a Matiuz.
Disegno di Nicola Degianpietro
l'ultima di queste ci riguarda da vicino.
Le parole spese per noi sono di grande incoraggiamento per continuare in quello che facciamo, grazie Maurizio, grazie Laboratorio Sagron Mis,
http://laboratoriosagronmis.blogspot.it/?view=classic
Il titolo dell'articolo: MICRO IMPRENDITORIA RURALE Un esempio a Matiuz.
Disegno di Nicola Degianpietro
lunedì 24 marzo 2014
mungitura pericolosa
Con un'inverno particolarmente duro e la nascita dei capretti, prendersi cura del blog sarebbe stato
troppo, tuttavia un filmatino per far vedere come sta andando lo mettiamo no?
lunedì 3 febbraio 2014
Inverno
Oggi Matteo mi ha chiesto:
"Papà, ma chi ci da dentro di più a Matiuz?"
La risposta l'ho trovata facilmente:
Il sole che d'estate ci illumina forte, in questo periodo viene rapito dal "Gruppo del Cimonega".
"Forcella dell omo", "Corno del comedon", "Cima delle undici", "Sasso largo", "Piz di Sagron", "Piz del palughet" e "Punta Cereda" con la loro ombra ci fanno passare un periodo da lupi, ma non dura molto, da metà Gennaio ci restituiscono il sole ogni giorno un po di più.
La neve si scioglierà e rivedremo salire i branchi di cervi dalla "Valle del Mis".
Fino ad allora continueremo a spalare la neve, ad affilare le lame per tagliare il fieno delle casere, caricarlo sulla sloiza (slitta) e portarlo alle capre nel bosco, al riparo nella loro stalla, quasi sepolta da un manto bianco.
Caro Matteo, a Matiuz senza dubbio è Inverno che ci da dentro più di tutti.
Matteo e cicogna sotto la neve |
"Papà, ma chi ci da dentro di più a Matiuz?"
La risposta l'ho trovata facilmente:
Il sole che d'estate ci illumina forte, in questo periodo viene rapito dal "Gruppo del Cimonega".
"Forcella dell omo", "Corno del comedon", "Cima delle undici", "Sasso largo", "Piz di Sagron", "Piz del palughet" e "Punta Cereda" con la loro ombra ci fanno passare un periodo da lupi, ma non dura molto, da metà Gennaio ci restituiscono il sole ogni giorno un po di più.
La neve si scioglierà e rivedremo salire i branchi di cervi dalla "Valle del Mis".
alle casere un spiraglio di sole fra le cime |
Fino ad allora continueremo a spalare la neve, ad affilare le lame per tagliare il fieno delle casere, caricarlo sulla sloiza (slitta) e portarlo alle capre nel bosco, al riparo nella loro stalla, quasi sepolta da un manto bianco.
Sloize per il trasporto invernale delle scorte di fieno e legna, gesti antichi ripetuti oggi per le capre del bosco |
un puntino nell'immensa montagna: Sebastiano scende con la sloiza |
attraverso il bosco con la sloiza |
io fra pareti di neve e quelle della stalla |
Caro Matteo, a Matiuz senza dubbio è Inverno che ci da dentro più di tutti.
La stalla nel bosco dopo le ultime nevicate. |
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